Arte Spettacolo : INEDITI DI MAURIZIO GALIMBERTI

Dove si terra' l'evento?

via Guido da Castello – 4/b, 42124 - RE, Italia

Di cosa si tratta: Arte Spettacolo : INEDITI DI MAURIZIO GALIMBERTI?

Arte Spettacolo : INEDITI DI MAURIZIO GALIMBERTI
A Reggio Emilia nel cuore del centro storico, IL SIGILLO Area Espositiva, presenta gli inediti del fotografo Maurizio Galimberti. Si tratta di Fioriario, un nuovo progetto dedicato alla natura. La presentazione è curata da Andreina Pezzi, visitabile dal 14 aprile al 16 maggio 2024, in via Guido da Castello – 4/b, dove Giorgio Paterlini Orafo e proprietario de “il Sigillo Gioielli d’Arte” che dedica parte dello spazio del suo laboratorio di creazione a significative esposizioni. E’ nell’atmosfera del centro storico, dove pulsa il cuore della gente, dove locali, caffè, librerie e negozi sono cornice sociale all’avanguardia che nasce l’idea dell’Area Espositiva. Non è un caso che l’inizio di questo nuovo capitolo per Paterlini sia dedicata alla fotografia, infatti in questo periodo la città ospita il Festival di Fotografia Europea 2024. Così come non è un caso che il soggetto si allinei al tema del festival: “La Natura Ama Nascondersi”. Maurizio Galimberti artista, creativo o più precisamente Instant Artist, fotografo delle star e dei vip, definisce la sua fotografia diretta e semplice arrivando a sostenere che: “quello che conta non è la tecnica ma il contenuto”. Il mosaico sintetizza la sua ricerca del ritmo, della perfezione estetica della realtà così come la vede. E’ un’immagine dinamica, un esperimento sulla ripetizione, un’ossessione per l’equilibrio compositivo e per la geometria, materia che ha modo di studiare alla scuola dove si diplomerà come Geometra. Oltre alle tecniche che sperimenta, alla base di ogni foto c’è lo stato d’animo, la situazione mentale che porta un diverso risultato. Poi egli le manipola manualmente, nessun lavoro di post-produzione e fotoritocco. Quando Galimberti decide di mettere a punto la tecnica del mosaico ci lavora senza sosta, perfezionando col tempo l’esecuzione rileggendo questa antica tecnica espressiva in chiave contemporanea. Sarebbe superficiale giudicare che la vita di Maurizio Galimberti sia stata una passeggiata solo per il fatto che sia originario della ricca Brianza. All’interno della sua biografia di Denis Curti “IL MOSAICO DEL MONDO” – Editore Marsilio Cartabianca, narra che sette mesi dopo la sua nascita (1956), entra in orfanotrofio dove per 5 anni si trova spesso a guardare il cielo dalla grate della finestra dove le grate lo riducevano in mosaico. Dettaglio che segna probabilmente la sua futura visione. Grazie ai coniugi Galimberti che lo adottano ci dona attraverso la fotografia queste proiezioni del mondo:“quel 2 ottobre nasce per la seconda volta”. Polaroid e Fuji lo hanno liberato dalle ossessioni, Malessere interiore, insofferenza per gli ambienti chiusi o finestre sbarrate e griglie, facevano affiorare ricordi e paure incancellabili di punizioni al buio. Polaroid per Galimberti significa “fotografia” una scelta che trova senza dubbio la soluzione alla claustrofobia. Già a dodici anni è fotografo di famiglia, i pranzi con i parenti, le gite domenicali con l’Agfa Optima di sua madre. Rifiuta per istinto la vita di cantiere che gli proponeva il padre Giorgio noto Imprenditore Edile, tuttavia deve a queste esperienze la predisposizione di vedere per griglie, calcolando la disposizione dei ponteggi dei cantieri, percependo il mondo come un enorme mosaico. Qualcosa nelle sue fotografie nasce probabilmente dalla nostalgia di quei tempi. Il passaggio alla Polaroid Image avviene per curiosità, essa diventa l’estensione del suo occhio, Per Galimberti è una vera e propria rivoluzione, anche concettuale, con ricerca sempre più raffinata. Lo sviluppo delle tessere è imperfetto e la ricerca si concentra su questa mancanza di precisione. Il mosaico restituisce le atmosfere. Il mosaico traduce alla perfezione i battiti del cuore di Galimberti acquistando grande successo diventa un marchio distintivo nel mondo. Sono i Ready-made che soddisfano il suo bisogno «fisico» di interagire con la realtà e di quello che lo circonda. Coglie sempre più il valore emozionale; come il mosaico nasce con intenti pratici, per ricoprire pareti o pavimenti spogli, così Galimberti sente la necessità di colmare i suoi spazi vuoti. La fotografia è la sua medicina emozionale. Contaminato senza dubbio da varie radici artistiche e concettuali, come la poetica di Mondrian e Duchamp, che continuano ad ispirarlo. Affascinato dalle sequenze raffinate e dissacranti di Richard Avedon, Robert Mapplethorpe ed Helmut Newton, maestri che trionfano sulle riviste di settore ai tempi del circolo fotografico di Meda da lui fondato. Anni in cui rafforza l’idea esplicita che la fotografia ci fa vedere quello che il fotografo intende mostrare, portandoci a confondere ciò che è vero con ciò che è rappresentato. Maurizio Galimberti quando fotografa cerca la bellezza in un fiore, in un paesaggio, in un’architettura ed è in questa accezione che la bellezza per lui è «prendersi cura». Ecco allora che la salvezza attraverso la fotografia è possibile perché mette in dialogo tra loro le emozioni, i bisogni, le sensazioni, i pensieri e i desideri che lo rendono più consapevole e più libero. Con la fotografia Galimberti si esprime e comunica con il mondo, il che di per sé è già un atto salvifico.

Sono presenti Libri e Cataloghi dell'autore Galimberti in sede espositiva.